Ci sono voluti 155 giorni, in Austria, affinché alle elezioni politiche seguisse l’insediamento di un nuovo governo. Il giuramento dei ministri ha avuto luogo ai primi di marzo. Per la prima volta nella storia della Seconda Repubblica una coalizione si compone di tre partiti. Si tratta di popolari (ÖVP), socialdemocratici (SPÖ) e NEOS (Nuova Austria e Forum liberale). Già a metà febbraio la presidente della Caritas austriaca, Nora Tödtling-Musenbichler, era intervenuta a sottolineare come non ci fosse da perdere altro tempo di fronte alle “sfide enormi” da affrontare: “L’inflazione grava su molte famiglie, i bambini hanno opportunità di istruzione diseguali, la crisi climatica è pressante, i conflitti globali si intensificano e la carenza di personale infermieristico qualificato rimane irrisolta”. Aveva fatto appello alla coesione, oltre ogni divisione, alla costruzione di “ponti invece di trincee”, a “soluzioni che superino i confini ideologici e di partito”.
Alla vigilia del giuramento del nuovo Governo, Tödtling-Musenbichler, intervistata dall’agenzia APA, interviene su vari punti del programma di coalizione e offre al Governo l’expertise della Caritas, riconoscendo che diverse misure “vanno nella direzione giusta”.
“Abbiamo bisogno di una politica che agisca con decisione contro la povertà, che rafforzi la sicurezza sociale e che prenda in considerazione anche la giustizia climatica e la costruzione della pace”. Necessario per questo coinvolgere la società civile con le sue organizzazioni. Venendo al programma, nel campo del diritto di asilo la Caritas vede luci e ombre. Bene i miglioramenti nell’assistenza di base e per gli alloggi, preoccupazione per l’approccio orientato alla riduzione d’impegno nella politica di asilo. Chiedere asilo è un diritto umano e “uno Stato di diritto deve garantire alle persone in difficoltà la protezione di cui hanno bisogno”.
La presidente di Caritas Austria mette anche in guardia da misure politiche affrettate condizionate dall’emozione dopo attacchi di matrice islamista come quello del 16 febbraio a Villaco. “Condanne generalizzate di un intero gruppo, come i siriani, sono sbagliate”. Non ha senso alimentare la sensazione tra i rifugiati di non essere i benvenuti in Austria e gettare nell’incertezza coloro che si stanno integrando positivamente. Mettere sotto osservazione senza motivo i richiedenti asilo, come annunciato dal neoministro dell’Interno, confligge con il rispetto dei diritti umani. Vale piuttosto la pena chiedersi come mai i giovani cerchino nei social media quelle risposte che non trovano altrove. Non opportuna nemmeno una cooperazione allo sviluppo che miri a contenere le migrazioni (l’italico “aiutiamoli a casa loro”). “La cooperazione allo sviluppo è uno strumento per alleviare la povertà, promuovere la pace e dare prospettive alle persone. Non deve dipendere dalla firma di accordi di rimpatrio da parte di uno Stato”.
Dura, la presidente, di fronte ai drastici tagli agli aiuti internazionali decisi, altrove, da Donald Trump: “Credo che questo dimostri una vera e propria mancanza di umanità e, soprattutto, di lungimiranza. Perché, se tagliamo ora, questo avrà conseguenze enormi nei prossimi anni: molti milioni di persone che moriranno, ma anche crisi per fame e di altro genere e nuovi movimenti migratori”.
In definitiva l’appello al nuovo Governo austriaco da parte della Caritas di Nora Tödtling-Musenbichler si può riassumere in un’espressione: non risparmiare e non cercare consenso sulle spalle dei più poveri.